Aveva ragione ancora lui, l’istrionico Ataman, che gli mancavano poche partite per riconfermarsi sul trono d’Europa. Ha avuto ragione quando in semifinale ha disegnato l’ultimo gioco per mettere Micic uno contro tutti nell’ultimo possesso, ed il fuoriclasse serbo ha segnato una tripla che ha schiantato l’Olympiacos ed i 12 mila greci che avevano invaso Belgrado, per fissare quel 77-74 che riportava i turchi in finale.
Ha avuto ragione quando si è affidato totalmente ai suoi fuoriclasse per aver ragione di una squadra molto più squadra della sua, organizzata, quadrata ma tradita dalla scarsa tenuta emotiva di un paio di uomini chiave proprio all’ultima curva e scivolata proprio sul più bello, costretta alla resa da lampi di classe di due solisti incredibili, Micic e Larkin.
Talmente sicuro delle sue ragioni Ataman da regalare l’ultimo colpo di teatro nell’intervista finale, rispondendo in turco all’allibito intervistatore, una smargiassata bella e buona di uno che solo 48 ore prima aveva chiesto l’intervento di coach Pop per andare in NBA.
Quella sicurezza che invece è mancata alla panchina del Real Madrid per decidere di commettere fallo sull’ultima, confusa azione, finita con una tripla di Larkin sul ferro e con una furiosa lotta per la palla che è rimasta senza vincitori, fissando il punteggio sul 58-57 per i turchi e che lascia i madridisti pieni di rimpianto e di domande che resteranno irrisolte per sempre.
La Casa Blanca era, a mio parere, la squadra che arrivava meglio in finale, dopo aver sorpreso il Barca favorito con un 86-83 che non racconta tutto il divario tattico emerso nel Clasico, quando i catalani non hanno saputo fare leva su una prestazione sontuosa di Mirotic, non hanno avuto la capacità di chiudere la partita ( assenza del killer istinct secondo coach Jasi,che ancora una volta è andato a lezione da Laso ) e hanno mancato la finale per la quale erano i più attrezzati ed anche i naturali favoriti ).
Eppure la partita era iniziata e proseguita come voleva e sognava il Real, una partita lenta, a punteggio basso, asfittico, col gioco in perenne controllo degli spagnoli che però hanno commesso due peccati mortali che hanno finito per riportare la vittoria sul Bosforo.
Un insistenza incomprensibile sul tiro da tre, un 5/29 da paura che ha finito per limitare la serata dominante di Tavares e Poirier, padroni delle plance ma trascurati per lunghi momenti, e questo nonostante un gioco di squadra decisamente migliore.
L’indecisione finale, fallo o non fallo, che ha fatto perdere tempo e lasciato gli istanti decisivi alla gestione di Micic e Larkin, insieme a Pleiss gli unici dell’Efes capaci di incidere sul match, di spostare un equilibrio che fino a quel momento virava decisamente verso il Real.
Il grande merito dei turchi, in primo luogo di Micic e Pleiss è stato proprio quello di rimanere in partita anche solo vivendo sulle iniziative dei singoli, restando aggrappati ad un filo a volte sottile ma che alla fine li ha messi in condizione di dare le zampate finali, appena il Real ha cominciato ad accusare stanchezza e anche un pò di ansia da ultimo quarto.
Il rimpianto da una parte,per quello che per i Rudy e i Llull è stato fose il csnto del cigno, e dall’altra la ragione della scelta di affidarsi ai singoli, a quello show del duo meraviglia che ha sorretto tutta la stagione dei turchi, partita male e finita in trionfo grazie a quella che è la miglior coppia di guardie in Europa e alle doti incredibili di un allenatore che sotto i panni dell’istrione nasconde una capacità di letture e scelte che ha pochi rivali nel mondo del basket d’elite.
Ed una capacità di credere in sè stesso e nella sua squadra che ha pochi paragoni, anch’essa, al mondo; a maggior ragione visti i risultati.
Va con oggi in archivio una stagione bellissima di Eurolega, che però la tragedia della guerra ha reso pesante ed amara, col pensiero alle vittime e con il rimpianto sportivo per la perdita delle squadre russe.
Appuntamento con la stagione 22-23, finalmente con Olimpia e Virtus a rappresentare l’Italia, per questo grande spettacolo che è il basket.