Un uomo solo al comando, ma la sua maglia non è biancoceleste, e non va in bicicletta, anche se è in grado di scalare vette di rendimento assolute: il suo nome è Nikola Mirotic, leader del Barca e MVP del turno 14 di Eurolega, che porta la sua squadra in vetta solitaria alla classifica, regolando in un Clasico che ha avuto ben poca storia gli eterni rivali del Real Madrid che erano fino ad allora appaiati in classifica.
Doppia doppia da 31 punti e 10 carambole, 39 di valutazione: questi i numeri del dominio sulla partita del numero 33 blaugrana, che si conferma ancora una volta fattore assolutamente decisivo in questa competizione, in grado di spostare gli equilibri e di guidare la sua squadra ad una vittoria che, a questo punto della stagione fa più prestigio che classifica, ma che almeno due cose importanti le dice.
Primo, il Barca si conferma corazzata adatta a navigare tutti i mari; secondo, il Real ha perso ma ha provato a far di tutto, e nel prosieguo della stagione farà ancora sentire la sua voce, e molto forte.
Peccato solo per il gestaccio di Llull rivolto al pubblico catalano, non era questo il modo di scaricare la tensione dopo una sconfitta che nessuno vorrebbe mai accettare, perchè è nella partita più carica di significato possibile: ma se questo sport ha qualcosa di diverso, e di migliore, educazione e signorilità non devono mai mancare.
E mentre la Spagna si giocava la testa della classifica, registrando addirittura una sonante vittoria del Baskonia che sembra faticosamente uscire dalle secche della crisi più mentale che tecnica, galvanizzato dalle giocate del nostro Fontecchio e che supera nettamente un Asvel in piena fase calante, è la Russia l’altra grande nazione che piazza tutte e tre le sue rappresentanti in zona playoff.
Ritorna in alto, prepotente, il CSKA che nel confronto con lo Zalgiris, che ricordiamolo è per ultima cosa una partita di basket, dato che prima è un confronto che si gioca sulla storia di quell’incredibile miscela di popoli e culture che fu l’impero zarista prima e l’Unione Sovietica poi, va a prendersi di forza una vittoria a Kaunas che resterà scritta a lungo nella memoria dei lituani: la fu Armata Rossa torna stabilmente in alto, con la ferma intenzione di restarci e di consolidare la sua posizione di forza.
E la new entry Unics Kazan si concede il lusso di espugnare Tel Aviv, che non è cosa scontata, e di appaiare in classifica lo Zenit San Pietroburgo, che in casa cede di fronte ad un Fener che dimostra, purtroppo per loro solo a tratti, di poter fare un campionato di vertice: le molte vicissitudini della squadra di Djiordjievic forse stanno per terminare, per lasciare il posto finalmente ad un rendimento all’altezza di ambizione e roster dei gialloblu della sponda asiatica di Istanbul.
Per restare dalle parti del Bosforo, trasferta amara dell’Efes in casa del Bayern, che si prende la posta in palio ed esibisce un Lucic d’annata, veramente determinante nell’economia del gioco di Trinchieri e leader di una squadra che sta tornando ai fasti della scorsa stagione, quando mise in mostra un gioco ed uno stato di forma davvero notevoli.
Grande risultato invece quello della Stella Rossa, che ferma sul suo campo un Olympiacos in un periodo di grandi prestazioni e sempre ai piani alti della classifica, grazie al solito equilibrio di squadra ed alla guida emotiva sempre più salda di Nikola Kalinic, giocatore sempre più importante nella sua Belgrado.
E ricordiamo anche l’affermazione del Pana in uno scontro di fondo classifica con l’Alba Berlino, che consente ai greens di lasciare l’ultimo posto in classifica e di provare a costruire una seconda parte di Eurolega un poco più decente.
Ma l’incontro più atteso, almeno da noi tifosi italiani, era quello di Montecarlo, dove un Olimpia in piena crisi di risultati cercava di interrompere una striscia negativa di quattro sconfitte, e dove ritrovava il suo ex più discusso, chiacchierato e rimpianto dal loggione milanese degli ultimi anni: Mike James, che venerdì ha dato ancora spettacolo, ma non sul campo.
Andiamo con ordine: Milano ha vinto imponendo il suo marchio di fabbrica, la difesa, tenendo una squadra che corre e segna molto facilmente come quella del Principato a punteggi molto bassi, e da questa traendo la forza per perforare a piacimento la non irresistibile difesa monegasca.
Dopo aver iniziato l’ultimo quarto sul più 20, l’Olimpia ha avuto un momento di rilassatezza, ha consentito il rientro del Monaco ma poi ha gestito il tutto con freddezza: quando disponi dei Rodriguez, degli Hines, degli Shields puoi davvero cambiare le partite a tuo piacimento, perchè sono in grado di fare sempre esattamente ciò che serve.
Attacco, difesa, rimbalzo, assist: non c’è voce che questi non maneggino con naturalezza.
Invece, ennesimo show in negativo di Mike James, visto a due metri di distanza perchè abbiamo avuto la fortuna di assistere alla partita alle spalle della panchina del Monaco: difesa inconsistente, richiamato in panca ha subito avuto un alterco con coach Mitrovic, e un assistente ha dovuto prenderlo ed allontanarlo; coach Z. che è stato tutta partita agitato per le performances difensive alquanto rivedibili dei suoi.
La tesi esposta in conferenza stampa di un giocatore poi tenuto in panchina per preservarlo da ulteriori guai fisici è una bugia, necessaria ma sempre bugia che un bravo allenatore racconta ad uso e consumo del pubblico.
Voglio concludere ancora con una nota personale: vedere una partita di Eurolega in “trasferta” è una bellissima esperienza, e devo dire grazie comunque a società e pubblico monegasco peri l bellissimo ambiente e la cortesia dimostrate; e grazie anche a Leo Westermann, fermo per infortunio, col quale ho avuto il piacere di scambiare alcune opinioni.
Anche in questo sta la bellezza del basket.