Il cestista della squadra bianconera numero 32 ci racconta la sua vita al di là del campo di gioco.
Cosa ci puoi dire riguardo la tua storia? Come sei diventato giocatore di basket di questo livello? ”Ho iniziato da ragazzino un po’ pigro e con qualche problema con la dieta. All’età di circa otto anni ero alla ricerca di un mio sport, è capitato poi che mi sono appassionato per la pallacanestro: nei primi anni era solo un divertimento, poi all’età di sedici anni ho iniziato a giocare con i grandi; adesso dopo vent’anni sono ancora qua a giocare e ora è diventato un vero e proprio lavoro, che mi ha portato a girare zone importanti come Caserta, Milano, Siena. Sono molto orgoglioso di quello che ho fatto perché sono partito dalla provincia di Caserta, di Maddaloni precisamente, e sono riuscito a costruirmi questo lavoro che ancora oggi mi da delle bellissime soddisfazioni.” Quindi hai praticato altri sport, prima di scoprire il basket? ”Ho fatto nuoto e calcio, lo sport che in Italia tira per la maggiore, ma ero troppo pigro, successivamente ho trovato la mia comfort zone nella pallacanesto.”
Cosa significa per te stare in campo?
”L’adrenalina, la sensazione che si prova prima di una partita e anche dopo, è un’aspetto che – chi non fa lo sport a un certo livello fa più fatica a capire, invece per noi diventa una condizione con la quale dobbiamo convivere,senza farci prendere dall’ansia di prestazione, per evitare gli errori.”
Hai altri intressi oltre il basket?
”Oggi a trentasei anni ho coltivato anche altri interessi, in generale mi piace molto viaggaire sia in Itaia che all’estreo. Gli ultimi anni, per motivi di Covid, mi hanno portato a scoprire l’Itlalia e i posti che offre. Ho una futura moglia siciliana, dunque ho girato tutta l’isola, ho avuto modo di visitare posti incantevoli. Sono stato all’estero in vacanza, mi piace scroprire e vedere posti nuovi, abitudini nuove, provare il cibo di altre realtà, probabilmente questo è uno dei hobby più belli che ho, che si fonde con lo sport; mi piace anche provare e praticare uno sport che magari non sono tanto bravo.” Hai un posto in cui torni spesso? O una volta aver vistato una città, pensi subito a un’altra meta? ”Negli ultimi anni vado spesso a Sciacca, è un poesino della provincia di Agrigento, in Sicilia (lì è nata la mia compagna) è un posto che non conoscevo, e che probabilmente in pochi conoscono; è un paesino che affaccia sul mare, ha delle vedute bellissime. Passare lì l’estate, per me è stata una sorta di rigenerazione per affrontare il nuovo anno.”
Hai fatto qualche percorso per quanto riguarda l’istruzione?
”Ho preso il diploma scientifico a Maddaloni, dopo di che mi sono istritto a giurisprudenza, all’epoca all’università non esistevano le lezioni online e purtroppo dopo aver fatto circa otto esami, ho dovuto abbandonare. Un mio sogno nel cassetto sarebbe quello di riprendere gli studi e terminarli”. Hai già qualche idea? ”Avevo penato qualcosa riguardante il campo sportivo, o gestionale, vista anche l’età in cui mi laureo, tutto ciò sicuramente mi potrà essere utile per il futuro.”
Nel tempo libero a cosa ti dedichi?
”Il tempo libero che ho lo posso definire ”falso” perché ho qualche ora tra i due allenamenti al giorno, poi ci sono le trasferte, di conseguenza la capacità di concentrazione si abbassa di tanto. Mi piacerebbe ritornare a studiare per continuare a costruire il mio futuro, per un’eventuale famiglia.”
Domenica hai realizzato 18 punti, sei stato il migliore della tua squadra, che ha giocato con la Luiss Roma, come è stata per te quella partita?
”I punti sono una componente relativa, non è da quello che si capisce se hai giocato bene o meno, ci sono anche altre componenti alla fine. Ovviamente fa sempre piacere essere applauditi, però magari per chi si vuole approcciare a questo sport, guardare solo all’azione dove si segna, come punto di arrivo di questo sport, ci sono una serie di componenti che sono più importanti. Fa piacere di più quando una partita la vinci, e i punti sono sul tabellone – simbolo della vittoria”.