Nel giovedì catalano va in onda il Barca-show, che schianta il malcapitato Baskonia e che solo sul +41 ad inizio ultimo quarto decide di togliere il piede dal gas e di dare spazio a tutta la panchina.
Un Mirotic perfetto con 8/8 dal campo guida i blaugrana, che sono incisivi, volitivi, intensi in difesa ed in attacco, e dopo un buon inizio dei baschi iniziano a piazzare parziali devastanti e non lasciano più il controllo del match, riuscendo quasi a placare anche le sfuriate e le corse lungolinea del loro coach Jasikievicius, mentre sull’altra panchina il povero Ivanovic assiste allo spettacolo della sua squadra che “si è arresa”, e questo è quanto di più lontano ci possa essere dalla storia del Baskonia.
E’ un ritorno di forza del Barca ai livelli di gioco che gli competono, e la difesa che hanno messo in mostra non può lasciare assolutamente indifferenti i rivali, perché sulle spalle di questa difesa poggia un attacco stellare, che quando è in giornata è in grado di imporre la sua forza a chiunque.
Ma ribaltando o quasi la classifica, continua il cammino incerto del Pana, che perde in casa con l’Unics Kazan, con un canestro nel finale di Lorenzo Brown che confina gli ateniesi sempre più nei bassifondi della classifica; e non bastano certo i fischi ed i boo rivolti ad Hezonja per risollevare le sorti dei greens in un anno davvero difficile.
Un bel segnale di riscossa arriva dal CSKA, che sempre in emergenza infortuni recupera Grigonis ma perde Voigtmann, e nella serata di scarsa vena, per non dire nulla della sua stella Clyburn fa di tutto nel concitato finale per perdere col Maccabi, ma alla fine, sospinto da un Bolomboy che non ti aspetti, e col primo vero contributo europeo di Manimal Faried riesce a portare a casa un 74 a 73 che gli consente di interrompere una brutta striscia perdente e più che altro di invertire una tendenza che poteva farsi negativa per davvero.
Da segnalare nelle fila degli israeliani l’ottima prestazione di Derrick Williams, che oltre ai 20 punti ha portato energia ed intensità ad una compagine che una volta di più si è dimostrata quadrata e ben messa in campo, seppur priva di stelle di prima grandezza nel roster.
Altro team che torna alla grande a vincere è l’Efes, che passa a Berlino per 90 a 63, mette in vetrina un Micic in grande spolvero e finalmente permette ad Ataman di sorridere e guardare con più tranquillità al futuro; ma comunque è nostra opinione che i turchi siano una squadra che dirà sicuramente la sua sulla strada per Berlino.
Ma chi continua a dare prova di enorme solidità e di grande spirito combattivo è la Stella Rossa, che batte i lanciatissimi francesi dell’Asvel, fa mostra di un Kalinic formato MVP che si è scoperto leader realizzativo e sta smentendo tutti i giudizi, magari affrettati, che la volevano team non troppo competitivo anche perché privo di stelle di prima grandezza: ma mai sottovalutare i serbi, che hanno tecnica ed orgoglio in quantità quasi infinite.
E come dice Kalinic, vincere è il modo migliore di preparare la partita dell’anno, ovvero il derby col Partizan.
Ma se al giovedì è il Barca ad impressionare, al venerdì arriva la risposta di Milano, ed è una risposta roboante.
I milanesi sbancano il parquet del Fener, anzi lo inceneriscono proprio, piazzando un primo quarto da 22 a 3 che annichilisce la squadra di Djordjevic e poi controllando una partita senza storia: la difesa anzitutto di Milano manda completamente fuori ritmo, fuori partita il Fener, che per 40 minuti arranca alla cieca provando ad imbastire una qualsiasi reazione degna di questo nome.
La difesa dell’Armani concede la miseria di 43 punti ai turchi, e per tutta la gara resta in totale controllo delle operazioni; è difficile anche indicare chi tra i singoli sia il migliore, perchè il senso di compattezza e di solidità che questa squadra trasmette è qualcosa che anche a questi livelli è raro vedere, però è bello ricordare quanto sia stato dolce per Datome e Melli il ritorno ad Istanbul, dove sono riusciti anche nell’impresa di ammutolire il solitamente rumoroso pubblico turco.
Il giovane Hazer, messo in campo da Djordjevic già nel secondo quarto è stato l’unico del Fener, oltre al sempiterno Vesely a tentare di incidere sulla partita, e questo va riconosciuto come grande merito ad un ragazzo che avrà un ottimo futuro: ma tutto questo poco non poteva bastare contro la capolista.
Ancora una volta invece il Bayern deve pagare un pesante tributo agli infortuni ed a i problemi di falli dei suoi lunghi, e viene sconfitto dal Monaco, che pur non giocando una partita trascendentale riesce però a far sua la posta in palio con una gara ben giocata e con una difesa attenta, e confermando la qualità del suo roster, dove anche Mike James sembra davvero trasformato in un giocatore più votato alla squadra che ai suoi exploits personali.
La cosa più rilevante, in negativo, è che non abbiamo visto il solito Bayern brillante e vivo, ma anzi abbiamo avuto l’impressione di una squadra spenta e con un gioco poco efficace.
Chi invece si rivela sempre costante ed efficace è lo Zenit, squadra concreta come ce ne sono poche, che batte un Olympiacos sempre positivo e sempre in partita: i russi hanno tutto per poter replicare il bel campionato della scorsa stagione.
E nell’ultima partita della serata il Real Madrid, pur rimaneggiato, regola il fanalino di coda Zalgiris, giunto alla nona sconfitta in fila.
Oltre a riconoscerei grandi meriti del Real, in primo luogo di coach Pablo Laso, ancora una volta dobbiamo rimarcare la crisi infinita dei lituani, incapaci di trovare una benchè minima ipotesi di soluzione e di miglioramento.
E’ in arrivo per settimana prossima un doppio turno, per proseguire con questo duello al vertice tra Ax Armani e Barca, per proseguire con le emozioni dell’Eurolega.