La crisi del secondo anno, parafrasando quella ben più conosciuta, dalle coppie, del settimo, sta colpendo con regolare continuità i coach dell’Olimpia Milano.
Banchi, Repesa ma anche sotto certi punti di vista Scariolo (che aveva ancora tra i competitor l’invincibile Siena) possono essere accomunati da una prima stagione positiva a cui ha fatto seguito una seconda assolutamente non all’altezza della precedente e delle aspettative.
Il 2 giugno 2017 ha sancito, dopo la sconfitta con Trento, la prima tappa di una nuova era.
Il nuovo timoniere delle “Scarpette Rosse” sarà Simone Pianigiani, nome fortemente voluto dal presidente Livio Proli nonostante la contrarietà della piazza che nelle prime ore in cui fu accostato il nome del tecnico toscano alla panchina meneghina ha invaso la rete con la hashtag #nopianigiani che in poche ore è diventato uno dei trend topic principali di Twitter a livello nazionale.
Una scelta coraggiosa nei confronti di un tecnico che dopo l’esperienza senese ha sicuramente svolto un buon lavoro in nazionale e nell’ultima stagione all’Hapoel Gerusalemme ma su cui pesa a livello di immagine il coinvolgimento nell’inchiesta Time Out e a livello di risultati il “fallimento” alla guida del Fenerbahce.
Vantaggio è la parola chiave del sistema del coach come giustamente affermato in una sua analisi su RealOlimpiaMilano da Alberto Marzagaglia e l’utilizzo del pick&roll centrale una delle basi su cui si fonderà, come sempre, l’attacco dell’allenatore toscano.
La rivoluzione non è stata soltanto in panchina ma anche tra i giocatori visto che saranno ben otto i volti nuovi.
Il nuovo playmaker sarà il 27enne Jordan Theodore, atleta esploso l’anno scorso in Turchia al Banvit dopo una stagione positiva a Francoforte.
Giocatore che fa della penetrazione e del pick&roll i suoi due punti di forza, elementi che si sposano perfettamente con il gioco futuro di Milano e che potranno portare dei benefici non soltanto ai lunghi ma anche ad esterni tiratori come i due nuovi arrivi Goudelock e Bertans.
La convivenza con il “Minimamba” (soprannome di Goudelock ai tempi in cui militava nei Lakers) è una delle grandi incognite del nuovo corso insieme alle condizioni di salute di Patrick Young.
L’ex Gators è la classica scommessa che ogni anno l’Olimpia è costretta a fare non potendo competere da un punto di vista economico con i top team di Eurolega.
Le ultime, penso a Raduljca e Kleiza, non sono andate benissimo ma la speranza di tutti i tifosi milanesi è che questa volta la realtà possa essere diversa perché un Young anche solo al 70% delle sue possibilità potrebbe spostare non soltanto in Italia ma aiutare anche in Europa.
Gli altri volti nuovi sono Micov, già visto nel nostro paese a Cantù, M’Baye reduce da una ottima stagione a Brindisi, la polizza contro i problemi dei lunghi Marco Cusin e Cory Jefferson che avrà il compito di sostituire Jamel McLean passato all’Olympiakos.
Un roster profondo, di 15 giocatori (vista la probabile partenza di Cerella), per affrontare una stagione con più di 70 partite potenziali ed evitare l’usura di qualche componente della squadra.
Il recupero fisico di Dragic, quello generale di Kalnietis e la crescita dei giovani italiani Pascolo, Abass e Fontecchio sono le altre sfide che aspettano Simone Pianigiani.
Il capitano sarà ancora Andrea Cinciarini mentre l’allungamento delle pratiche per l’ottenimento del passaporto polacco di Tarczewski costringeranno la società a tesserarlo ancora come USA generando un turnover tra i quattro giocatori extra Fiba in LBA.
Il primo impegno della stagione sarà sabato 23 settembre nella semifinale di Supercoppa contro quella Trento che è già stata fatale nella Eurocup 2016 e nei playoff 2017.
Pochi saranno i giorni, visto la disputa dei campionati Europei, per preparare questa manifestazione e tanti i rischi di un risultato negativo che il pubblico difficilmente perdonerebbe con la probabile conseguenza di ritrovare il #nopianigiani in cima alla classifica degli hashtag più gettonati.