Bologna, 23 marzo 2022 – “Sono a posto con la mia coscienza”. Riccardo Moraschini, 31 anni, dovrà rimanere fermo fino al 20 ottobre. Originario di Cento, Ricky è cresciuto nelle giovanili della Virtus (l’annata dei figli d’arte Vitali, Tommasini, Binelli). Poi, negli ultimi due anni Milano e, ora, la squalifica di un anno, per essere risultato positivo a un controllo antidoping del 6 ottobre scorso. Contaminato dal clostebol, un metabolita che si trova in uno spray cicatrizzante, prodotto da banco che viene venduto in farmacia. Riccardo racconta la sua verità senza fare sconti, senza paura. Tenendo la testa alta.
Riccardo Moraschini dopo la squalifica per doping: “Vi racconto la mia odissea”
Riccardo, proviamo a ricostruire la vicenda.
“Il 6 ottobre controllo, come ne ho fatti tanti in carriera. Ero reduce da uno a sorpresa, ai Giochi di Tokyo. Sono molto tranquillo, perché non ho mai assunto sostanze vietate”.
Poi?
“Sono così sereno che quando arrivano l’esito, il 20 ottobre, lo giro al medico dell’Olimpia. E lui mi dice che sono stato trovato positivo”.
A quel punto?
“Adesso mi sto rendendo conto di perdere un anno. Un po’ di ansia e di agitazione ci sono, perché so di non aver commesso reati”.
Positivo in che modo?
“Per contaminazione. Venendo a contatto con una persona che ha usato uno spray cicatrizzante, sono risultato positivo al clostebol”.
E lei cosa fa?
“Mi ritrovo in un mondo che non conosco. Le procedure, le norme burocratiche da seguire. Non me n’ero mai preoccupato prima perché il doping non ha mai fatto parte della mia vita”.
E quindi?
“Mi scontro con la burocrazia. Vorrei che la mia vicenda potesse servire per il futuro. La Procura e il Tribunale antidoping svolgono le loro funzioni. Ma ogni vicenda ha risvolti diversi. Come la mia”.
La squalifica resta.
“Già, fino al 20 ottobre. Se ho capito bene ci sarà la possibilità di fare richiesta e cominciare ad allenarsi con la squadra dal 20 agosto. Ma prima del 20 ottobre non potrò disputare incontri ufficiali”.
Sarà cambiata la vita di un atleta professionista.
“In realtà no. Mi alleno come e più di prima, ma lo faccio da solo. E la domenica resto a guardare. Ormai sono trascorsi sei mesi: voglio farmi trovare pronto”.
Basket e boxe.
“Sì, vado in una palestra privata a Milano. Mi sono confrontato con Fragomeni. La boxe è diversa, però mi darà una dimensione in più”.
Il rapporto con l’Olimpia?
“Buono”.
Come si sente, ora?
“Non voglio fare la vittima, Ma è una situazione brutta con un danno economico enorme. E’ come se fosse crollato il mondo. Però…”.
Però?
“Non voglio piangermi addosso. Perderò un anno in modo assurdo, un’ingiustizia”.
Non teme, una volta rientrato, che il suo nome possa essere ricollegato al doping?
“No. La squalifica resta, ma ho ricevuto tanti attestati di stima e fiducia. Persone che sanno come sono fatto. Che non posso aver assunto sostanze dopanti”.
Anche sui social?
“Solo messaggi di affetto e stima. Chi mi conosce bene lo sa. Sono pulito”.
La Nazionale?
“Mi hanno chiamato il presidente Petrucci e il ct Sacchetti, facendomi sentire il loro affetto”.
Milano?
“Uguale. E’ un momento duro, ma sto scoprendo di avere tanti amici”.
Qualcuno le ha voltato le spalle?
“Nessuno. Ripeto: quello di buono che ho fatto nel basket è frutto del lavoro in palestra. Di rinunce e sacrifici, non di scorciatoie. Tra l’altro, se ho capito bene, il metabolita che è entrato nel mio corpo, pur essendo vietato, non dà effetti per migliorare le qualità di un atleta”.
Sconfortato?
“Ci sono i momenti di rabbia. Ma sono più quelli nei quali sono tranquillo. Anche se mi manca la partita”.
E’ venuto a Bologna, al PalaDozza a seguire la Nazionale contro l’Islanda.
“Sono andato a salutare i miei compagni. I miei amici. Non sempre riesco, perché, la domenica, per la mia routine di atleta, ha un peso diverso. Ora penso solo al 20 ottobre 2022”.
Al suo rientro.
“Sì. Lo farà a testa alta. Sono un ragazzo pulito”.
FONTE E ARTICOLO : Quotidiano.net – Fabio Galli