9 Maggio 1965, il campionato è al suo ultimo atto ed ha già assegnato lo Scudetto agli
imbattuti Ragazzi del Simmenthal Milano e la partita di Roma appare quasi una passerella
per i neo Campioni d’Italia.
Giungo al Palazzetto con qualche minuto d’anticipo, troppo importante per noi
quest’ultimo atto di un ottimo campionato e questa volta non sono l’imberbe gettato nella
mischia, ma il giocatore che deve guidare la squadra ed onorare il secondo posto nei
marcatori dietro al grande Paolo Vittori, punta di diamante dei Milanesi.
Mancano ancora 2 ore all’inizio della partita, ma grida, applausi e tamburi sono già
all’opera ed il palazzetto è già SOLD OUT, con molti spettatori in piccionaia, in piedi in
pochi centimetri di spazio, una cosa mai vista prima !
Palla a due ed inizia una gara punto a punto, con le squadre che si alternano al comando ed
il palazzetto che ribolle per l’incertezza del risultato, tante belle giocate da entrambe le
parti ed alla fine siamo ancora noi a mettere il naso avanti (75 a 69).
Il grande Cesare (Rubini) non la prende bene e solo pochi giorni dopo mi farà scontare
l’ardire durante la partita NBA All Star – Simmenthal, organizzata per provare Doug Moe,
con i Milanesi rafforzati da 3 della Nazionale in preparazione per gli Europei di Mosca (ne
parleremo).
Esplode il Palazzetto, l’invasione di campo è festosa, solo la Stella Azzurra è riuscita a
battere il Simmenthal in quella stagione ed evento nell’evento, per quanto mi riguarda, mi
riconsegna alla Maglia Azzurra.
Si, la maglia Azzurra era veramente il simbolo da tutti noi ed avremmo fatto carte false pur
di indossarla, ma i tempi non erano quelli di adesso e spesso dovevi rinunciare per scelta di
altri (in genere datori di lavoro).
Il Professionismo non era pienamente regolamentato ed i Giocatori erano considerati
ancora al massimo semiprofessionisti, con le Olimpiadi riservate ai soli Atleti dilettanti.
Le 4 grandi. Milano-Bologna-Varese-Cantù, erano già strutturate come Società
professionistiche (Milano-Bologna-Varese-Cantù), ma non a livello odierno e con
l’esclusività della prestazione, tanto che la maggior parte dei Giocatori studiava o aveva
qualche esperienza di lavoro ed attività al di fuori dello sport.
Noi della Stella Azzurra avevamo dei rimborsi mensili tra le 30 elle 100 mila lire, ma chi
lavorava in banca, nella pubblica amministrazione o in altri uffici, chi aveva una propria
impresa, un negozio o esercitava la libera professione, ma anche nelle altre Squadra i “veri
professionisti” non erano molti.
Sarà il 1965 con il Presidente Claudio Coccia e la riammissione di 1 straniero per squadra
che la pallacanestro italiana aprì definitivamente al professionismo (ma alcune Società
faticarono al recepire e dare corso al nuovo status). CONTINUA….
Fonte e Testi a cura di Sandro Spinetti