Viene eletto alla Presidenza della Federazione Italiana Pallacanestro il Dr. Claudio Coccia, alunno del Collegio
Massimo di Roma (lo stesso di Draghi), appassionato Presidente della Squadra degli Ex Alunni Massimo,
giunta anche per una stagione in A.
La prima scelta è quella di allineare il nostro sport ai canoni professionisti (la Legge ‘91 e la Bosman
daranno gli ultimi ritocchi) e riapre allo straniero, ritenendo le Società capaci di gestire il nuovo corso e la
qualità dei nostri Giocatori molto cresciuta.
E’ una estate di grandi fermenti, con tutte le Società alla richiesta dello Straniero migliore e comunque adatta
ad essere inserito nei telai tecnici già collaudati, per me, oltretutto è l’anno del mio rientro in Nazionale A e
nelle varie formazioni della Militare.
Spenti gli echi della strepitosa vittoria sul Simmenthal, vengo convocato dal CT Nello Paratore e posso
rispondere alla convocazione solo per merito fortuito di 2 telegrammi giunti a casa mia a distanza di poche
ore.
Il primo mi convocava per la Nazionale, il secondo per il C.A.R. ad Albenga: una diametrale situazione ed una
antitetica condizione: anche stavolta non se ne fa niente.
Era dal 1961, dall’assunzione in Banca che avevo dovuto ogni volta declinare la convocazione ad Europei, Mondiali, Giochi del Mediterraneo ed Universiadi e la mia risposta era sempre la stessa: non ho ottenuto le
ferie ed il permesso per rispondere alla convocazione: tanto che negli anni seguenti fui cancellato dai radar
azzurri anche se (dicono) meritassi.
I 2 telegrammi risolsero il rebus e determinante fu l’intervento del Col, Ugo Picchiottini, ideatore della
Nazionale Militare, che mi fece passare dall’Esercito all’Aeronautica permettendomi di entrare nei 12 della
spedizione a Mosca.
Il giorno del raduno partii in macchina d Roma con il Presidente Coccia, parlammo delle tante mie rinunce e
mi anticipò che avrei rafforzato l’Ignis Varese in una partita di allenamento tra i varesini ed una Selezione
della NBA., mentre la sera stessa avremmo assistito ad un analogo confronto con in campo il Simmenthal e
Doug Moe, statunitense in prova per i milanesi.
Grande fu la sopresa quando, arrivati al Palalido, fui chiamato di sbrigarmi perché sarei sceso in campo con il
Simmenthal al posto di un altro Azzurro che era infortunato: la nemesi “rubiniana”si stava compiendo.
Il Principe mi tenne in panchina fino ai 3’ finali, quelli in cui per consuetudine si facevano scendere i ragazzini
a giochi fatti.
Il Presidente Coccia era furente, il CT Paratore visibilmente contrariato, il sottoscritto, non felicissimo, ma
serafico e pronto a restituire lo schiaffo.
Giocai 3 minuti, feci 4 punti, confezionai 2 assiste dietro la schiena a Bertini e Pellanera e mi presi gli applausi
del pubblico milanese, confermando a Rubini che le sconfitte con la Stella Azzurra era anche frutto di quel
ragazzo,a cui bastava un solo minuto per far sapere che era in campo.
Giocai a fianco di Moe, ne fui molto colpito, fisico, tecnica, lucidità in ogni sua scelta e lo segnalai subito ai
miei Dirigenti, ma le modeste risorse ed una antica amicizia tra Milano e Padova, dirottò il miglior giocatore
di sempre, apparso in Italia, sulle rive della città del Santo.
Fonte e articolo a cura di SANDRO SPINETTI