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EUROLEGA 2017 – Nuovi format e licenze che uccidono…

 

Il 2 maggio, con la vittoria dell’Olympiakos sull’Efes, si è ufficialmente conclusa la fase playoff di questa Eurolega, decretando le quattro principesse che si contenderanno ad Istanbul, dal 19 al 21 maggio, l’ambito titolo di regina d’Europa.

Ma facciamo un passo indietro e concentriamoci su quanto sia cambiato nella massima competizione europea di pallacanestro. Non più 24 squadre sorteggiate in quattro gironi, niente top 16 (primo mini traguardo di ogni squadra europea degna di questa competizione) e via i conseguenti playoff che vedevano sfidarsi le migliori quattro dei precedenti due gironi, per poi volare alle final 4.

Da quest’anno l’Eurolega accoglie solo 16 squadre. Ogni compagine affronta, in fase regolare, un unico girone all’italiana: tutte le squadre sfidano ogni altra presente nella competizione sia in casa che fuori, sostenendo un numero di trenta gare.  In base alla classifica derivata da questa prima fase, si decretano le prime otto formazioni che prenderanno parte ai playoff e che si sfideranno secondo queste modalità: 1^ VS 8^, 2^ VS 7^, 3^ VS 6^ e 4^ VS 5^ al meglio di cinque gare. Le quattro vincenti di questi playoff, andranno a contendersi il titolo di migliore d’Europa alle final 4, la cui modalità è rimasta invariata: gara secca per le semifinali e la finale.

IL criterio (se così può essere definito) per la partecipazione delle squadre all’Eurolega è, non solo da quest’anno, la licenza: un permesso, di durata annuale o pluriennale, grazie al quale le squadre accedono alla competizione, praticamente scavalcando il merito sportivo. Mi permettano i mie cinque lettori una riflessione al riguardo: grazie a codeste licenze pluriennali (concesse a undici squadre su sedici), Milano calca i parquet d’Europa, dando vita molto spesso a spettacoli indecorosi e non degni dello standard della competizione cui, per grazia ricevuta, si trova a partecipare. Per il bene dell’Eurolega e per garantirne uno standard alto, nonché il massimo livello di competitività, dato che non sempre le squadre riescono a reggere il fardello sportivo che la licenza comporta, potrebbe essere rivisto e regolato meglio questo sistema: il mondo del basket è bello perché è vario, le organizzazioni “senza retrocessioni, solo coi milioni” lasciamole alla NBA.