I destini di questo turno 22 di Eurolega passano dalla Russia, che è davvero il crocevia di tante storie ed anche il luogo in cui si giocano le partite più attese e che danno i risultati più importanti.
Tre squadre in zona playoff, tre protagoniste a tutto tondo di una stagione ancora minacciata e condizionata nel suo svolgimento dal covid, in un frenetico susseguirsi di tamponi, quarantene e comunicati stampa che ormai assomiglia ad una giostra impazzita.
La prima fermata di questo viaggio ad est è Kazan, dove la matricola Unics continua a far vedere un campionario di belle cose davvero entusiasmante, e si prende la soddisfazione di fermare un Barca, orfano sì di Mirotic, ma pur sempre capolista indiscussa del torneo; e lo fa con autorità, lo fa imponendo la sua legge e mettendo in mostra un asse play-pivot, Lorenzo e John Brown III che è tanto atipico quanto efficace, e che sfoggia una difesa di altissimo livello, col fiore all’occhiello dei 7 palloni recuperati dal Brown ex Brindisi, un giocatore che non nascondiamo di seguire con interesse notevole e che tutte le stagioni migliora, aggiungendo qualcosa alla sua base di energia incredibile.
Kazan ormai non può essere più considerata una sorpresa, per qualità di gioco e consistenza la truppa di Perasovic è una legittima candidata ai playoff, nei quali a sensazione non reciterà la parte della cenerentola ma quella della compagine affamata e decisa ad andare molto avanti.
Nulla cambia invece per il Barca, che incassa una sconfitta che non modifica il suo primato, ed esternazioni di coach Jasi a parte la squadra è candidata naturale alle Final Four.
Quasi in contemporanea nella bellissima San Pietroburgo andava in scena un evento quasi rivoluzionario, anche in un posto che di rivoluzioni ne sa qualcosa: Mike James per la prima volta in carriera riesce ad esprimere uno sforzo in difesa , mettendo addirittura il corpo sulla penetrazione di un avversario, e così il suo Monaco ottiene la quarta vittoria di fila sul campo di uno Zenit che privo di Gudaitis inizia rendendo troppo spazio ai lunghi monegaschi.
Per i russi è una battuta d’arresto che potrebbe essere fastidiosa in futuro, perchè in questo momento stanno recuperando punti e posizioni squadre proprio come il Monaco, che sembravano essersi perse per strada dopo un inizio promettente e che sono dovute passare per un cambio di guida tecnica per trovare un equilibrio di gioco che sembrava impossibile.
Sicuramente tra i grandi meriti del nuovo coach monegasco Obradovic va ascritto il fatto che la squadra finalmente difende in modo convincente, riuscendo così a non sprecare le sue grandi potenzialità offensive ma anzi mettendole a frutto.
E tra le squadre in risalita vanno sicuramente ricordate le due squadre di Istanbul, Efes e Fener, che regolano rispettivamente i fanalini di coda Pana e Zalgiris, e provano a correre per quei playoff che sono alla loro portata ma che una serie assai lunga di problemi fisici e tecnici avevano in prospettiva allontanato.
E mentre non si arresta la corsa del Real, facile corsaro a Berlino contro una volenterosa Alba, chi sta conoscendo un periodo di scarsa brillantezza è l’Olympiacos, che perdendo in casa del Maccabi inizia a veder vacillare molte delle certezze che si era costruito negli ultimi due mesi, diciamo da quando aveva espugnato il Forum; e registriamo anche l’ennesimo risveglio del Bayern, troppo altalenante per essere vero e bello come quello della scorsa stagione, capace di far venire i sudori freddi a Milano in una serie playoff davvero tirata allo spasimo.
E prima di rientrare alla Casa Russia ricordiamo la vittoria dell’Asvel sulla Stella Rossa, due squadre che sembrano eterne incompiute e che non concretizzano mai fino in fondo quei momenti di stagione in cui sembrano finalmente aver trovato continuità di rendimento.
Ma è quello che è successo stasera a Mosca a rappresentare la notizia più corpulenta di giornata: Milano ha vinto sul campo del CSKA per 67 a 57, ed i numeri dicono davvero molto poco.
Inutile fare la conta degli assenti, Hackett e Clyburne da una parte, Mitoglou, Shields, Datome e Grant dall’altra, inutile chiedersi chi abbia giocato meglio o peggio, è solo perdere tempo.
Milano questa sera ha dimostrato, ribadito che quello che conta, a questo livello, è solo essere squadra: solidità, compattezza, durezza fisica e mentale, capacità di sacrificarsi, di essere protagonisti e gregari allo stesso momento, in una costruzione più messiniana che mai, si potrebbe dire una filosofia dello “sputare sangue” 2.0 dove tutti accettano di imparare a fare sacrificio, a difendere alla morte.
Nick Melli è il manifesto ideologico e pratico di questo modo di essere, e se contasse qualcosa, si può affermare tranquillamente che adesso sì, questa Milano è decisamente più forte di quella della scorsa stagione, e che molto brutalmente la somma di quelli che sono arrivati supera quella degli illustri partenti estivi.
Tenere il CSKA in casa sua a 57 punti è un piccolo capolavoro, e di gemme così Milano in questa stagione ce ne ha fatto già vedere diverse, e su questa lunghezza d’onda si dovrà costruire anche il futuro, perchè senza fare pronostici si può affermare che all’AX Armani non manca niente per andare a caccia del bersaglio grosso, dato anche che finora eccetto il Real Milano ha sempre battuto tutte le migliori della classe.
Ed al netto di eventi strani e sfortunati, c’è tutto per continuare a farlo.