Stasera alle 20,45, al PalaTaliercio di Mestre, avrà inizio la finale scudetto, peraltro inedita, tra Venezia e Sassari. Una serie che è al meglio delle 7 partite.
La Reyer ha il fattore campo dalla sua parte; al contrario, i lagunari hanno nelle gambe, avendo disputato due barrage finiti entrambi a gara 5 per un equivalente 10 partite in 22 giorni, un percorso fatto di match tiratissimi con tre “elimination game” giocate.
La Dinamo è in striscia positiva da 22 incontri, ironia della sorte l’ultima sconfitta risale in regular season proprio contro l’Umana al Taliercio il 10 di marzo per (98-90). Nei playoff, il Banco di Sardegna, ha fatto percorso netto : 3-0 contro Brindisi e 0-3 contro Milano vincendo due partite al Forum, conseguentemente arriva più riposata degli avversari a giocarsi lo scudetto ( non gioca da 8 giorni ).
Gli uomini di De Raffaele sono una squadra “camaleontica”, si adeguano agli avversari, inteso però come accezione positiva del termine : difesa solida e di assoluta qualità ( la migliore del campionato ). Con Trento hanno disputato una tipologia di partite dure, essenzialmente con l’intento di fermare la fisicità avversaria, con Cremona, invece, basata più sul talento con scelte diverse. Una squadra che sovente cambia faccia e assetti nei cinque in campo; in difesa giocando anche a zona (ne usano tre diverse), questo si riversa anche in attacco, con grande circolazione di palla e la ricerca di tiri aperti dall’arco sfruttando Bramos e compagni ma allo stesso tempo la ricerca del gioco dei lunghi come Watt e Vidmar, senza dimenticare il talento di Daye e gli assalti al ferro di Stefano Tonut. Poi c’è il fattore Stone in missione perenne sul giocatore più forte avversario, contro i sardi potrebbe essere la volta Rashawn Thomas.
Con l’arrivo di Coach Pozzecco la squadra si è trasformata, crescendo in maniera esponenziale, inanellando un serie incredibile di vittorie culminate con il trionfo in Fiba Europe Cup. I Sardi sono un team completo in piena fiducia che corre il campo, hanno tanti punti nelle mani ma al contempo è compagine dura e fisica andando spesso in post-basso alla ricerca di Cooley ma anche dello stesso Thomas per poi esaltarsi con il tiro da tre con in particolare Pierre e Smith. Hanno una rotazione ad 8 più McGee (non ancora in perfette condizioni), con diverse soluzioni usando il doppio “combo” Smith e Spissu, nel reparto lunghi proponendo l’eclettico Thomas sia nel ruolo di 4 ma anche di 5 tattico. Fondamentale anche l’apporto ai rimbalzi di Cooley, la precisione al tiro dalla distanza del canadese Pierre e l’esperienza, uscendo dalla panchina, di Stefano Gentile